Jannik Sinner ha recentemente vinto il torneo US Open battendo il concorrente Taylor Fritz, confermandosi ancora una volta numero uno del tennis mondiale e lo ha fatto con dolcezza.
La definizione è stata coniata dall'avversario e amico Jack Draper che di fronte alla domanda del giornalista: "Quali sono i difetti di Sinner?" rispose: "Non ne ha... forse è troppo gentile".
Forse questo il vero scorno per gli atleti statunitensi che notoriamente sono educati alla competizione continua dove la forza e l’arroganza devono vincere, ma Sinner ha fatto altrettanto con dolcezza e perseveranza.
L’azienda Nike ha subito rilanciato il messaggio attraverso il canale Twitter/X: "è difficile battere il più gentile".
Per lunga tradizione vincere ha sempre fatto coppia con sconfiggere, superare, umiliare, annientare; insomma l’essere migliore, l’arrivare per primo richiedeva forza bruta, spietata superiorità accompagnata da una buona dose di arroganza.
Jannik Sinner è niente di tutto questo e questo è segno dei tempi che finalmente stanno cambiando.
Certo i capelli rossi e il fisico esile possono ingannare, ma vincere è prima di tutto una questione di testa. La vera competizione, il vero agonismo è centrato su se stessi:”Vediamo se ci riesco!” e ha decisamente poco a che fare con l’avversario che da parte sua è chiamato a fare altrettanto, fare del proprio meglio.
Un riscontro efficace di questa teoria si può trovare nel collega Matteo Berettini. Diversa l’età e decisamente diversa la presenza fisica, Matteo ha da sempre incontrato il favore del pubblico, ma non la conferma del campo.
Chi vince, vince prima di tutto nella propria testa.
Nota: "Non c'è nulla al mondo più forte della dolcezza" è una citazione dal libro "A Many-Splendoured Thing" di Han Suyin - 1952