L’Intelligenza Artificiale è la più grande operazione di marketing di questo nuovo secolo, proprio perché l’intelligenza non centra granché. L’Intelligenza Artificiale altro non è che una elaborazione di dati. Da questa analisi si possono ottenere delle scorciatoie, dei risultati che facilitano e ottimizzano un obiettivo che prima richiedeva un tempo decisamente maggiore. Chiamare tutto questo una banale “elaborazione dati” ha decisamente meno appeal di una ben più accattivante “Intelligenza artificiale”.
Potremmo dire che più di una idea è stato un escamotage. Ammettere che c’è bisogno di una raccolta dati di partenza, porta l’obbligo di riconoscere una fonte, un autore e quindi un diritto di proprietà. Il termine “intelligenza” suggerisce al contrario una creazione propria, autonoma e libera da vincoli di proprietà, ma così non è.
Il problema è sempre lo stesso: inventiamo qualcosa di nuovo, lo facciamo copiando qualcun altro e speriamo di farla franca. Internet ha fatto lo stesso: quanto difficile è tutelare la propria creazione, anche semplicemente la propria identità, una volta buttata nel calderone del web?
Questo anche per l’antica chimera di un mondo gratuito, del gratis per tutti, accompagnato alla negazione dell'imponente sforzo creativo necessario alla partenza. Basti pensare a YouTube dove i video si realizzano in un attimo effimero per poi scomparire nell’etere, quando in realtà un buon video richiede programmazione, studio e mezzi adeguati.
Da una parte portiamo avanti l’idea di un mondo mancante di tutto dove ogni invenzione è la benvenuta.
In realtà il mondo di oggi è congestionato, intossicato e le nuove invenzioni dovrebbe essere prima valutate se effettivamente utili oppure se rappresentino l’ennesima spazzatura da smaltire. Un esempio possono essere i monopattini, copiati dai giocattoli dei bambini-senza-niente degli anni ‘20 del secolo scorso. Monopattini decisamente pericolosi, privi di sicurezze necessarie per un mezzo in movimento e poi abbandonati accatastati ai crocicchi delle strade. Gran bella evoluzione!
Dall’altra parte chi gestisce la cosa comune non ha la prontezza disciplinare nel definire la novità che, di fronte al limbo regolamentare, si espande e prolifera indisturbata senza rispetto per affidabilità, privacy e proprietà intellettuale.
Eppure l'I.A. cambierà le cose per il meglio perché eliminerà l’operatività spicciola, così potremo valorizzare il vero lavoro manageriale e decisionale svolto ai piani altri. Spariranno tempi lunghissimi e inutili di compilazione, redazione, validazione per concentrarci maggiormente sull’organizzazione, valutazione e controllo. Ed è questo a terrorizzare, perché dovremo cominciare noi ad usare la nostra intelligenza.
Il mito, il privilegio di chi “non lavora” perché non avvita bulloni, ma si limita a compilare scartoffie è destinato a svanire e con lui tutti gli incapaci, raccomandati o meno, che siedono alla scrivania con scarsi risultati.

Come rispondere
all' Intelligenza Artificiale?
Con la Qualità
L’I.A. cambierà il nostro modo di lavorare e ci permetterà di puntare sulla gestione, sull’organizzazione, sulla qualità. Per fare questo dobbiamo combattere l’impulso umano e molto italiano di vedere nei compiti lavorativi una triste necessità dove la priorità è rifilare l’obbligo a qualcun altro. Al contrario, liberi dai compiti più ripetitivi, il mondo del lavoro ci permetterà di valorizzare le nostre capacità e i nostri talenti.
Questo passaggio di visione non sarà facile.
Ebay si è già adeguata. Se vi trovate nella necessità di segnalare un malfunzionamento o un problema con una transizione, la vostra richiesta verrà prima filtrata dall'I.A. e poi solo in caso di necessari approfondimenti sarete contattati da un essere umano. Perdita di posti di lavoro? Meglio dire che passare la propria giornata lavorativa al call-center non è una prospettiva edificante e probabilmente, in futuro, scopriremo di avere più talento di quanto pensassimo.
Interessanti saranno gli sviluppi negli ambiti non lavorativi come ad esempio nell’istruzione. Il sistema scolastico italiano, già falcidiato dalla rivoluzione del ‘68, non aiuta lo studente ad esprimere la propria intelligenza, ma ora si trova di fronte a compiti scritti dall’intelligenza artificiale. E’ vero però che le tesi di molti pseudo-laureati già da tempo sono state scritte da terzi. Ora sarà più facile.